lunedì 11 giugno 2018

Aristotele: etica e politica

Aristotele definisce "pratiche" la due scienze in quanto non hanno un fine in se stesse ma sono perseguite in vista dell'utile. Esse riguardano la condotta degli uomini e gli obiettivi che questi vuole raggiungere, sia come individui, sia come membri di una società politica. 
In particolare, studiano le condizioni che permettono di conseguire la felicità, considerata il fine supremo.

Per Aristotele la felicità è quella condizione di benessere che l'uomo sperimenta quando sta bene con se stesso, con gli altri e con l'ambiente ed è propria dell'uomo sapiente e virtuoso, che esercita le virtù tipiche dell'anima razionalevirtù dianoetiche.

Tuttavia la felicità è un obiettivo alla portata di tutti: infatti grazie alla saggezza pratica, possono riuscire a dominare con la ragione gli impulsi sensibili, trovando, in ogni occasione, il giusto mezzo tra gli eccessi e gli strumenti per ottenere i fini giudicati buoni.




Alla trattazione dell'etica si connette strettamente quella della politica aristotelica:

➥in quanto il compito di quest'ultima è quello di rassicurare ai cittadini le migliori condizioni di benessere materiale e spirituale.

Aristotele non mira alla creazione di uno Stato ideale per tutti ma analizza le costituzioni esistenti per rintracciare quei principi generali che possono rendere migliori le varie forme di governo.

Queste ultime sono tre: la monarchia, l'aristocrazia e la politéia. Queste possono degenerare nel momento in cui perdono di vista l'interesse della comunità, dando ragione alla tirannide, all'oligarchia e alla democrazia.

La forma di governo preferita da Aristotele è la politèia perché:
➥ha una costituzione mista che sa cambiare insieme le caratteristiche  della democrazia e quelle dell'oligarchia.

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